Il Falerno, il vino degli imperatori
Nasceva in una
terra prediletta, eternato dalla letteratura dell'età
aurea romana, è il primo esempio di crù nella
storia del vino. Il terroir dal quale si produceva questo
grande vino dell'antichità classica era ager Falernus
costituito dalle terre a nord del fiume Volturno e strettamente
a ridosso del monte Massico. Donna con l'uva. Antichi Romani I
popoli Aminei della Tessaglia vi introdussero la vite ed in
poco tempo l'ager Falerno ebbe risonanza in tutto l'orbe per il
vino Falerno ritenuto a quei tempi il migliore dei vini
italici. Dopo il verso catulliano - ...minister vetuli puer
Falerni... - (Catul., XXVII), cronologicamente il più
antico, le citazioni del Falerno riportate da poeti e scrittori
dell'antica Roma: Orazio, Virgilio, Plinio, Marziale, Ateneo,
Domitius, sono di una straordinaria frequenza.
La corte rurale dei Moio
Nel territorio compreso tra il
fiume Volturno e il Monte Massico, ossia sull'antico retroterra
agricolo assegnato alla colonia di Sinuessa fondata nel 296
a.C., proprio nel cuore del famoso ager Falernus, si trova oggi
il centro di Mondragone. Qui si stabilì un ramo della
famiglia Moio, dando origine ad una importante attività
vinicola. Oggi al centro del paese, attorno ad una delle poche
corti rurali ancora rimaste intatte a Mondragone, si raccolgono
le cantine Moio. A Michele Moio si deve sin dal dopoguerra il
merito di aver intuito che il vino rosso ottenuto dalle uve di
Primitivo, poteva degnamente essere considerato, dopo tanti
secoli di trasformazioni tecniche, climatiche, genetiche e di
gusto, la versione moderna del vino caro ai romani antichi. A
lui va il merito di aver riproposto sin dagli anni '50 agli
appassionati di vino e dell'antichità classica un nuovo
grande Falerno.